ALCUNI CENNI SULLA RICERCA-AZIONE
La pratica della ricerca-azione nel contesto scolastico apre alla consapevolezza e all’autonomia dell’insegnante rispetto alla propria pratica educativa, essa rappresenta un importante strumento di autoformazione per chi opera nella scuola
La ricerca-azione è una forma di ricerca qualitativa effettuata dagli operatori in un sistema a partire dalla loro stessa pratica, prevede la progettazione di interventi in contesti specifici, un attento esame delle dinamiche di gruppo e l’utilizzo di tecniche di gestione dei conflitti.
La ricerca partecipante, distinta dall’apprendimento organizzativo e collaborativo, è un apprendimento coordinativo, quasi cooperativo, dove non esiste una leadership.
Il ruolo del ricercatore esterno è di consigliare, suggerire, proporre riflessioni, valutare in modo cooperativo le azioni da intraprendere.
Nella r-a i membri del ricercatore collettivo sono soggetti coscienti che collaborano con il ricercatore e non sono oggetti di studio, essi provocano continue alterazioni nell’osservazione.
Gli intenti epistemologici della r-a sono di sviluppare multiple opinioni in vista dell’azione, al fine di ottenere i risultati sperati.
La r-a tiene conto delle congetture e non esita a creare delle situazioni in funzione del cambiare della conoscenza.
Essa si fonda essenzialmente sulla valutazione degli effetti dell’azione, non ha una base larga di valore universale fuori dal contesto, ma i fatti sono strettamente legati alla situazione e al campo di ricerca.
La r-a ha la finalità di fare da strumento per la formazione professionale e per il cambiamento sociale, in essa non si può dissociare la produzione di conoscenze dagli sforzi fatti per produrre un cambiamento, questo impone di tenere al corrente i soggetti coinvolti nei lavori di ricerca.
Nella r-a l’interpretazione e l’analisi sono il prodotto di discussioni di gruppo, è necessario infatti, un linguaggio accessibile a tutti.
Il processo della ricerca-azione emancipatoria, concepita come processo di formazione, ispirata da K.Lewin, è quello della spirale con le sue fasi: di pianificazione, d’azione, d’osservazione e di riflessione, poi ancora una nuova pianificazione dell’esperienza in corso.
Il rigore della ricerca-azione risiede nella coerenza logica, empirica e politica delle interpretazioni proposte nei diversi momenti dell’azione.
Ci sono quindi tre momenti ricorrenti: la pianificazione, che è il momento iniziale: pianificare il lavoro che andremo a fare nel contesto lavorativo in cui operiamo. Passerà un mese in cui ognuno avrà operato una riflessione e progettato una pratica, e tornerà ad incontrarsi il mese successivo. Dunque alla pianificazione segue la verifica dell’ipotesi, l’azione di ognuno nel proprio contesto lavorativo. Poi il momento dell’osservazione e della riflessione: come la nostra azione ricade sul terreno scolastico, sulla classe su cui lavoriamo. Osserviamo il cambiamento che portiamo ad un percorso didattico che svolgiamo tutti gli anni, quest’anno, lavoriamo su questo soggetto: la laicità.
Il carattere principale della ricerca-azione -il feed-back- impone la comunicazione dei risultati dell’inchiesta ai membri che ne sono coinvolti, in vista dell’analisi delle loro reazioni..
La ricerca-azione propone i suoi risultati, che vengono negoziati di volta in volta tra il ricercatore e i partecipanti alla ricerca, all’insieme della collettività, per suscitarne le sue valutazioni. La collettività passa quindi alla determinazione delle “possibilità di miglioramento”. Alla fine della ricerca si ha la redazione di un rapporto finale, ma in ogni caso c’è sempre discussione sui risultati e una proposta di nuove strategie d’azione. Il ricercatore può comunicare i dati della ricerca-azione alla comunità scientifica, come avviene per ogni altro tipo di ricerca, ma deve in ogni caso permettere ai partecipanti di esprimere da sé la propria percezione della realtà e dell’oggetto della loro lotta o della loro emancipazione.
La nuova ricerca-azione, come teorizzata da Carr e Kemmis deve poter soddisfare cinque esigenze:
- deve rigettare le nozioni positiviste di razionalità, di oggettività e di verità;
- deve utilizzare le categorie interpretative degli insegnanti e degli altri partecipanti al processo educativo;
- deve fornire gli strumenti per poter distinguere le idee e le interpretazioni alterate dall’ideologia, valutando lo scarto con quelle che invece non lo sono e chiedersi come può essere superata tale distorsione;
- deve sforzarsi d’individuare ciò che blocca il cambiamento razionale nell’ordine sociale esistente e proporre delle interpretazioni teoriche di situazioni (“theoretical accounts”), che permettano agli insegnanti e a tutti gli altri partecipanti di prendere coscienza di ciò che può aiutare a superare il blocco;
- essa è basata sull’assunzione del fatto che si tratta di una conoscenza pratica, cioè che la questione della verità sarà decisa attraverso la sua relazione con la pratica. La nozione di pratica designa, secondo gli autori, un’azione informata e coinvolta. Essi utilizzano la nozione di prassi riferendosi a Jürgen Habermas: si tratta di un’azione informata dalla teoria ed associata ad una strategia.
La ricerca-azione diventa la scienza della prassi esercitata da alcuni operatori all’interno del loro luogo d’investimento. L’oggetto della ricerca è l’elaborazione, da parte dell’attore, della dialettica dell’azione, in un processo personale ed unico di ricostruzione sociale. Questo processo è relativamente emancipatorio nei confronti dei diktat, delle abitudini, dei costumi e della sistematizzazione burocratica. La ricerca-azione è emancipatoria e formativa nella misura in cui il gruppo di operatori si responsabilizza autorganizzandosi, nella prospettiva della propria emancipazione in rapporto alle irrazionali abitudini burocratiche di coercizione.
Oggi, sia nelle ricerche biologiche, che in quelle sociali o spirituali, ci si rende conto che non si può avere alcuna trasformazione radicale senza una partecipazione essenziale ed esperienziale dell’autos, del soggetto nella sua dimensione di ipseità.